Quando sei in cerca di risposte…
Come bambini vorremmo avere risposte alle nostre domande, certezze con cui mitigare le paure. Soprattutto in tempi come questi, così difficili da decifrare. Ma siamo adulti e sappiamo che la vita è fatta di mutamenti e spesso le risposte non esistono.
Però poi, a volte, arrivano dei segnali, e ci sentiamo ascoltati nelle nostre richieste. Sempre così, si presentano in modi inaspettati ma puntuali.
Ed ecco come mi sono imbattuta nuovamente, proprio oggi, in uno dei brani più densi e ricchi di significato che mi sia capitato di leggere nell’ultimo periodo.
Tratto dal libro “Il Maestro e le Maghe” di Alejandro Jodorowsky, fotografa la profondità dei suoi scambi con il maestro giapponese, il monaco buddista zen Ejo Takata.
Te lo dedico perché lo trovo davvero “nutriente”.
E, alla fine, altro che sakè! Facciamo piuttosto un buon calice da meditazione, un Passito di Pantelleria, tipo, e brindiamo al silenzio. Ti va? 😉
“Se il Dio impensabile sta nel tutto, la sofferenza non è altro che un concetto e la Coscienza un tesoro che ci viene donato eternamente. Si può perdere soltanto quello che non si è. Si è quello che si è, per sempre.
Mentre i corpi imputridiscono, ecco apparire lo spirito. Il tempo è nostro sostegno, è latore di saggezza. La vecchiaia ci insegna a non aggrapparci alla materia. Le rive di un fiume non cercano di bloccare l’acqua che scorre.
Perché temere le malattie? Sono le nostre alleate. I dolori fisici, rivelandoci problemi che non abbiamo il coraggio di affrontare, curano le malattie della mente.
Paura di perdere la propria identità? La nostra identità è la somma di tutte le identità.
Paura di essere abbandonati? Se siamo con noi stessi non siamo soli.
Paura di non essere amati? Libertà è amare senza chiedere di essere amati.
Paura di essere prigionieri? Il nostro corpo è l’universo. Conteniamo tutto. Paura dell’altro? È il nostro specchio. Paura di perdere un combattimento? Perdere un combattimento non è perdere se stessi.
Paura dell’umiliazione? Se vinciamo il nostro orgoglio, nessuno ci può umiliare.
Paura della notte? La notte è sempre unita al giorno.
Paura di essere sterili? L’anima è la nostra figlia suprema.”
Ejo Takata s’interruppe e scoppiò in una fragorosa risata. Poi aprì il ventaglio e cominciò ad agitarlo. “Sono caduto nel tranello, ho vomitato parole. Ho la lingua sporca. E tu le orecchie. Vieni in cucina. Ho un bottiglione di sakè, di quello buono. Beviamo e abbandoniamoci all’unica risposta giusta per tutte le domande: il silenzio.”
Il Maestro e le maghe di Alejandro Jodorowsky
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